Milano, 13 ottobre 2009, Cronaca Qui
Nella foto: Via Venosa
Volere un box, trovarlo, anticipare dei soldi e trovarsi senza posto auto e, soprattutto senza più il denaro versato. Sembra la trama dell’ennesima truffa agli acquirenti di box e forse è proprio così. Siamo in via Venosa, una strada chiusa a pochi passi da piazzale Cuoco, zona Corvetto. Qui dal 2005 c’è un progetto per centinaia di box sotterranei, ma l’unica cosa rimasta sottoterra per ora è l’umore dei cittadini che hanno già versato la caparra.
Un problema
Nel 2005 i residenti di via Venosa e piazza Salgari si erano divisi in due partiti: chi voleva assolutamente dei nuovo posti auto e chi, invece, al progetto del Comune di realizzare un altro silos con box nella zona, era contrario. Fatto sta, però, che alla fine quella fetta di quartiere compresa fra due stecche di appartamenti era stata scelta dal Comune per ospitare nuovi posti auto. Tre piani interrati per circa 600 box a pagamento, ma a prezzi calmierati. A vincere la gara di appalto è un gruppo di società capitanate dalla Co.Ge.Pre e dalla Sgc Italia. I primi acquirenti dei box fiutano l’affare e la soluzione al problema davvero annoso dei posti auto limitatissimi in zona. Come si fa in questi casi, versano anche un acconto, che corrisponde a circa il 4% dell’importo totale: una cifra che si aggira intorno ai 700 euro a box. I residenti che si oppongono alla realizzazione dei box, però, non demordono e nel 2006 il comitato riesce ad ottenere dal Comune una serie di controlli per valutare, nuovamente, la fattibilità del lavoro. Nel frattempo chi ha anticipato soldi per il suo box aspetta. Arriva, sempre nello stesso anno, da parte del Comune, una comunicazione sulla variazione del progetto: i posti auto non saranno più 600 bensì 300 in via Venosa e altri 300 in via Einstein, poco lontano. I tempi, però, si allungano e ai residenti che avevano già prenotato, la società chiede se vogliono esercitare il diritto di recesso, insomma, se vogliono indietro i loro soldi. Molti di loro decidono di farlo e tra loro c’è anche Mauro Sansonetti, residente, che è il primo a rendersi conto che qualcosa non va quando alla domanda di recesso fatta non ottiene nessuna risposta.
Fallimento e fregatura
Gli anni passano e nel 2008, proprio Sansonetti viene a sapere che la Sgc Italia è fallita. Ed è qui che inizia la battaglia. Prima dal Difensore Civico, poi tramite legali privati, e ancora prima attraverso il curatore fallimentare della società, chi ha versato quella caparra per un box che non ha mai visto cerca di recuperare i propri soldi. Ora, dopo più di quattro anni, è proprio Sansonetti che si rivolge ai giornali per cercare una risposta soprattutto dal Comune e per cercare di contattare tutti gli altri acquirenti di box: “Io e tutte le altre persone che sono riuscito a contattare in questi ultimi mesi, circa una sessantina, vogliamo chiedere al Comune come mai non ci ha tutelati, perché ci hanno abbandonato senza dirci né se recupereremo i nostri soldi, né se il parcheggio si farà mai”. Questa sera, dalle 19 alle 20, una commissione apposita presso il consiglio di Zona 4 tratterà della questione: “Probabilmente realizzeremo un documento chiedendo al Comune delucidazioni. Dice il presidente di zona Paolo Zanichelli – noi sul parcheggio avevamo già dato parere contrario, e credo che il progetto verrà accantonato perché quella via è troppo piccola”.